Nutrizione Sostenibile
Il tema del cambiamento climatico, della tutela dell’ambiente e delle azioni che possiamo compiere a favore di una drastica necessaria inversione di rotta è estremamente complesso ma vitale. Suddetta complessità oggettiva non deve essere un ostacolo o una scusa per non agire, bensì un’opportunità all’interno della quale ogni singolo essere umano, attraverso le proprie azioni quotidiane, dal lavarsi i denti, all’utilizzo della propria autovettura fino alle scelte nutrizionali, può contribuire e fare la differenza. Siamo aprioristicamente convinti che poiché siamo quasi otto miliardi di persone sulla Terra, il nostro singolo gesto non sposti di molto il destino verso cui siamo inesorabilmente diretti. Ma l’errore di valutazione sta proprio in questo, se ogni singolo essere umano, o anche la metà dell’umanità, s’impegnasse, in qualsiasi posizione si trovi, pubblica o privata, a tutela del nostro pianeta, le cose potrebbero cambiare e permettetemi, devono cambiare.
Anche la nutrizione, che sembra essere quasi un fatto privato del singolo soggetto o del singolo paziente, può e dovrebbe essere vista in una chiave di consapevolezza globale. Le scelte nutrizionali dei singoli o delle popolazioni hanno un impatto importantissimo sull’ambiente e sul clima. Il modo con cui ci nutriamo e gli alimenti che utilizziamo hanno un impatto notevole sulle risorse naturali e sulle immissioni in atmosfera di gas serra. E aggiungo un tassello in più: il cambiamento climatico influenza già la qualità e la disponibilità delle risorse alimentari. E’ un “gioco” perverso a cui dobbiamo porre massima attenzione e sul quale non si può più far finta di non sapere. Per fare un esempio: sta diminuendo la capacità di accumulo di micronutrienti come ferro e zinco da parte delle piante e quindi di conseguenza questi sono meno biodisponibili per gli esseri umani. La situazione è altrettanto allarmante per l’ecosistema di mari e oceani. I cambiamenti climatici stanno aumentando l’acidità delle acque e diminuendo livelli di ossigeno. Su scala mondiale, si stima una diminuzione della cattura annuale di pesci di circa 1,5 milioni di tonnellate per la soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale e una perdita di oltre 3 milioni di tonnellate per la soglia di 2 °C.
Ma cosa intendiamo per “nutrizione sostenibile”? E’ possibile ragionare in questi termini? Si, è possibile proprio perché alcune scelte in quest’ambito non farebbero bene solo al pianeta ma anche alla nostra salute.
Partiamo da alcuni numeri. Il nostro comportamento di consumo immette annualmente in atmosfera circa 14 tonnellate di CO2 di cui il 16% è relativo all’alimentazione. Praticamente 2,24 tonnellate di CO2 annui a testa derivano dalle nostre scelte alimentari.
E’ stimato che circa il 9% delle emissioni di agenti inquinanti, in termini di crescita, trasporto, sviluppo e decomposizione rispetto al mondo dell’alimentazione, derivi dal cibo sprecato di cui il 66% sprecato nelle nostre case. Dobbiamo acquistare soltanto la quantità che serve quindi. Quasi il 40% di tutto il cibo prodotto per il consumo viene sprecato. Ogni anno in Svizzera si producono circa 330 kg di spreco alimentare pro capite e si tratta di cibo che dovrebbe finire nei piatti della popolazione. A causa di tecnologie inefficienti o di una gestione dispendiosa, una gran parte dello spreco alimentare avviene in fase di raccolto e di lavorazione o nelle abitazioni o negli eventi.
Allevamenti intensivi e agricoltura intensiva
Durante la digestione e l’evacuazione, i ruminanti producono metano, un gas serra 25 volte più dannoso della CO2 e lo stoccaggio e lo spargimento di fertilizzanti organici emettono inoltre protossido di azoto (300 volte più dannoso della CO2). Entrambi i gas a effetto serra riscaldano quindi ulteriormente il clima. La produzione di mangimi risulta essere ad alta intensità energetica, anche perché la produzione di pesticidi e fertilizzanti artificiali è dispendiosa. Anche i suoli erosi e le foreste disboscate per mangimi e pascoli contribuiscono al riscaldamento climatico: ecco perché un pasto a base di carne emette circa il triplo di gas a effetto serra rispetto a un pasto vegetariano. L’agricoltura necessita di circa il 30% della superficie terrestre globale per pascoli e campi arabili, nonché del 75% dell’acqua consumata in tutto il mondo.
L’agricoltura intensiva, ovvero la coltivazione di poche specie in paesaggi strutturalmente poveri, e l’impiego di pesticidi e fertilizzanti contribuiscono significativamente al declino della biodiversità. Rispetto ai prodotti vegetali, la produzione di carne richiede molta più terra ed energia. A livello mondiale, il 33% delle superfici arabili non è destinato a cibi per l’uomo, bensì alla produzione di mangimi. La produzione di un chilogrammo di carne bovina assorbe fino a 20 chilogrammi di mangime. In fine, Il 40% dell’impronta alimentare deriva da carne e latticini. Con il nostro consumo di carne siamo responsabili di quasi un quarto dell’impatto climatico causato dall’alimentazione. Il consumo medio annuo di carne pro capite in Svizzera ammonta a circa 48 kg, ovvero circa 131 grammi o una cotoletta grande al giorno. Rinunciando alla carne rossa si può abbattere un quarto della propria impronta nutrizionale.
La scelta nutrizionale verso cibi più sostenibili, come abbiamo appena visto, limitando la carne rossa, gli insaccati, ingenti quantità di latte, prediligendo legumi locali e a produzione a km0, prodotti ittici sostenibili, cerali di coltivazione locale, frutta e verdura di stagione, non solo avrebbe un impatto positivo sul clima e sull’ambiente, ma anche sulla nostra salute clinica. Il consumo di alimenti sani, che ci aiutano a controllare i picchi glicemici ed insulinemici, a ridurre gli indici di infiammazione sistemica, a prevenire infarti e ictus, a prevenire il diabete ed altre patologie cronico-degenerative, dovrebbe essere una scelta intelligente che ci pone al centro di un sistema complesso come detto in premessa. Vogliamo fare un altro esempio? Le bevande vegetali hanno naturalmente un impatto minore sul clima.
E cosa dire sull’acqua e sulle risorse idriche? Sappiamo che senza di essa non potremmo vivere. Stimiamo dai 2 litri ai 2,5 l di acqua giornaliera per una corretta idratazione corporea. Meno del 3 per cento dell’acqua mondiale è potabile, di cui il 2,5% è congelata in Antartide, nell’Artide e nei ghiacciai. L’umanità deve quindi affidarsi allo 0,5 per cento per soddisfare il fabbisogno di acqua potabile dell’uomo e dell’ecosistema. L’uomo, però, sta inquinando l’acqua in maniera più rapida rispetto alla capacità naturale di rigenerazione e purificazione della stessa in fiumi e laghi. Per non parlare delle microplastiche che, secondo uno studio recente, sono state individuate anche nei tessuti cardiaci. Un altro studio ha evidenziato la presenza di nanoplastiche nelle branchie, nel fegato e nell’intestino di pesci, nella bocca e nelle viscere di insetti e nelle foglie della lattuga.
Come potete leggere, quindi, siamo innanzi ad un problema complesso che non può essere affrontato con superficialità e settorialmente ma con attenzione e complessivamente e questa pagina non è un invito a cambiare drasticamente e in autonomia le proprie scelte alimentari, è un invito a cambiare le proprie scelte alimentari in funzione di quanto detto e in funzione del proprio stato di salute con la collaborazione di professionisti preparati ed illuminati pensando che viviamo in un pianeta che sta soffrendo e che le conseguenze di questa sofferenza stanno impattando gravemente sulle popolazioni mondiali, non facendo distinzione alcuna né di sesso né di razza né di posizionamento geografico o di altro. Impegnarci con uno spirito solidale, sostenibile, basato sui dati scientifici, è un impegno morale che dobbiamo assumerci.
Ma materialmente cosa possiamo fare a casa?
- Aumentare il consumo di verdure e proteine vegetali.
- Ridurre il consumo prodotti di origine animale.
- Contenere al minimo gli imballaggi e la “strada” percorsa dal nostro cibo.
- Prediligere stagionale, locale e biologico.
- Prediligere cereali integrali.
- Uova: sempre meglio preferire le uova biologiche di galline allevate all’aperto. Per riconoscerle basta osservare il primo numero del codice alfanumerico sul guscio: è uno zero.
- Prediligere le bevande vegetali rispetto al latte vaccino.
- Evitare il sottocosto. Spesso in questa categoria rientrano alimenti ottenuti sfruttando il lavoro e usando massicce dosi di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti.
- Evitare di consumare acqua in bottiglie di plastica, preferire quella del rubinetto con filtro e riempiere borracce o termos da portar con se.
- Preferire comprare cibo sfuso e portare la borsa adatta da casa per ridurre il consumo di plastica.
- Evitare cibi e carni processate.
- Ridurre lo spreco di cibo.
- Evitare di utilizzare i fornelli in maniera incontrollata. Cerchiamo di accendere il forno per cuocere più cose allo stesso tempo, ricordiamoci di utilizzare sempre i coperchi per ridurre tempo ed energia e regoliamo la fiamma in modo che non vada inutilmente oltre ai bordi della padella.
Bigliografia:
https://unric.org/it/agenda-2030/
https://www.pnnl.gov/projects/jgcri
https://www.globalcarbonproject.org
https://informationisbeautiful.net
https://www.focus.it/scienza/salute/trovate-microplastiche-nei-tessuti-cardiaci
https://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/acs.est.2c07179
ENGLISH VERSION
The issue of climate change, environmental protection and the actions we can take in favor of a drastic, necessary turnaround is extremely complex but vital. This objective complexity must not be an obstacle or an excuse for not acting, but an opportunity within which every single human being, through their daily actions, from brushing their teeth, to using their own car up to their nutritional choices , can contribute and make the difference. We are a priori convinced that since we are almost eight billion people on Earth, our single gesture does not change much the destiny towards which we are inexorably headed. But the error of assessment lies precisely in this, if every single human being, or even half of humanity, were to commit themselves, in whatever position they find themselves, public or private, to protect our planet, things could change and let me, they have to change.
Even nutrition, which seems to be almost a private fact of the single subject or single patient, can and should be seen in a global awareness key. The nutritional choices of individuals or populations have a very important impact on the environment and on the climate. The way we eat and the foods we use have a significant impact on natural resources and on the emissions of greenhouse gases into the atmosphere. And I add one more element: climate change is already affecting the quality and availability of food resources. It is a perverse “game” to which we must do much attention and on which we can no longer pretend not to know. To give an example: the accumulation capacity of micronutrients such as iron and zinc by plants is decreasing and therefore consequently these are less bioavailable for humans. The situation is equally alarming for the ecosystem of seas and oceans. Climate change is increasing the acidity of waters and decreasing oxygen levels. On a global scale, annual fish catches are estimated to decrease by around 1.5 million tonnes for the 1.5°C global warming threshold and more than 3 million tonnes for the 2°C threshold.
But what do we mean by “sustainable nutrition”? Is it possible to think in these terms? Yes, it is possible precisely because some choices in this area would not only be good for the planet but also for our health.
Let’s start with some numbers. Our consumption behavior annually releases about 14 tons of CO2 into the atmosphere, 16% of which is related to food. Virtually 2.24 tonnes of CO2 each year come from our food choices.
It is estimated that around 9% of pollutant emissions, in terms of growth, transport, development and decomposition with respect to the world of food, derive from wasted food, 66% of which is wasted in our homes. We have to buy only the quantity we need therefore. Nearly 40% of all food produced for consumption is wasted. Approximately 330 kg of food waste per capita is produced in Switzerland every year and it is food that should end up on the plates of the population. Due to inefficient technologies or costly management, a large part of food waste takes place during harvesting and processing or in homes or at events.
Intensive breeding and intensive agriculture
During digestion and scavenging, ruminants produce methane, a greenhouse gas 25 times more harmful than CO2 and the storage and spreading of organic fertilizers also emit nitrous oxide (300 times more harmful than CO2). Both greenhouse gases thus further warm the climate. Feed production is energy-intensive, also because the production of pesticides and artificial fertilizers is expensive. Eroded soils and forests cleared for feed and pastures also contribute to global warming: that’s why a meat-based meal emits about three times as many greenhouse gases as a vegetarian meal. Agriculture requires about 30% of the global land area for pastures and arable fields, as well as 75% of the water consumed worldwide.
Intensive agriculture, the cultivation of a few species in structurally poor landscapes, and the use of pesticides and fertilizers contribute significantly to the decline of biodiversity. Compared to plant products, meat production requires much more land and energy. Worldwide, 33% of arable land is not intended for food for humans, but for the production of feed. The production of one kilogram of beef absorbs up to 20 kilograms of feed. Finally, 40% of the food footprint comes from meat and dairy products. With our consumption of meat, we are responsible for almost a quarter of the climate impact caused by food. The average annual consumption of meat per capita in Switzerland amounts to around 48 kg, or around 131 grams or one large schnitzel per day. By giving up red meat, you can cut a quarter of your nutritional footprint.
The nutritional choice towards more sustainable foods, as we have just seen, limiting red meat, cured meats, large quantities of milk, preferring local legumes and km0 products, sustainable fish products, locally grown cereals, seasonal fruit and vegetables, not only would it have a positive impact on the climate and the environment, but also on our clinical health. The consumption of healthy foods, which help us to control glycemic and insulin peaks, to reduce systemic inflammation indices, to prevent heart attacks and strokes, to prevent diabetes and other chronic-degenerative pathologies, should be an intelligent choice that puts us at the center of a complex system as mentioned in the introduction. Shall we give another example? Vegetable drinks naturally have a smaller impact on the climate.
And what about water and water resources? We know that without it we could not live. We estimate from 2 liters to 2.5 liters of water per day for healthy body hydration. Less than 3 percent of the world’s water is drinkable, of which 2.5 percent is frozen in Antarctica, the Arctic and in glaciers. Humanity must therefore rely on 0.5 percent to meet the drinking water needs of man and the ecosystem. However, man is polluting water faster than the natural ability to regenerate and purify it in rivers and lakes. Not to mention the microplastics which, according to a recent study, have also been identified in heart tissue. Another study highlighted the presence of nanoplastics in the gills, liver and intestines of fish, in the mouth and intestines of insects and in lettuce leaves.
As you can read, therefore, we are faced with a complex problem that cannot be dealt with superficially and sectorally but with attention and overall and this page is not an invitation to drastically and independently change one’s food choices, it is an invitation to change own food choices according to what has been said and according to one’s state of health with the collaboration of trained professionals thinking that we live in a planet that is suffering and that the consequences of this suffering are seriously impacting world populations, making no distinction any gender, race, geographic location or otherwise. Engaging in a spirit of solidarity, sustainability, based on scientific data, is a moral commitment that we must make.
But materially what can we do at home?
1) Increase the consumption of vegetables and vegetable proteins.
2) Reduce consumption of animal products.
3) Keep packaging and the “road” traveled by our food to a minimum.
4) Prefer seasonal, local and organic.
5) Prefer whole grains.
6) Eggs: it is always better to prefer organic eggs from free-range hens. To recognize them, just look at the first number of the alphanumeric code on the shell: it’s a zero in Italy.
7) Prefer vegetable drinks over cow’s milk.
8) Avert the below cost. This category often includes foods obtained by exploiting labor and using massive doses of pesticides, herbicides and fertilizers.
9) Avoid consuming water in plastic bottles, prefer tap water with a filter and fill bottles or thermos flasks to take with you.
10) Prefer to buy food in bulk and bring the right bag from home to reduce plastic consumption.
11) Avoid processed foods and meats.
12) Reduce food waste.
13) Avoid using the cooker in an uncontrolled manner.